30 luglio 2010

Romanzo "A" - 1.3

(...continuazione...)


   La mia attenzione è attratta dalla pila di riviste. Perché mai conservare legate assieme delle vecchie riviste? Che stranezza. Incuriosita, prendo il pacco e sciolgo il legaccio che lo tiene unito. Con stupore mi accorgo che ci sono dei fogli scritti a mano dentro alle copertine, forse nel tentativo di preservare il contenuto dalla polvere. Che sia un diario segreto, volutamente contrabbandato? Il tempo c’è e la curiosità è tanta. Mi sistemo su una delle poltroncine, quella meno rovinata, e inizio a sfogliare uno dei quadernoni.


   Quasi non credo ai miei occhi: ho in mano il diario della nonna! Non sapevo esistesse. Il mio cuore sorride: cara nonnina, come sempre sai confortarmi arrivando al momento giusto. Quando penso a lei ricordo come, con discrezione, fosse sempre presente nelle necessità: con una parola,  un sorriso o una semplice carezza. Senza imporsi, sapeva infondere sicurezza.
   Dal mio ricordo, la nonna viveva in terraferma, come i veneziani chiamano familiarmente questa zona, ma era originaria della Giudecca.
   Uno dei convegni che ho organizzato l’anno scorso si è tenuto proprio alla Giudecca, al Mulino Stucky Hilton e, per l’occasione, ricordo di aver studiato qualcosa sull’isola. Per poter sfoggiare con nonchalance la mia cultura.
   L'hotel Hilton Molino Stucky, un edificio davvero enorme che comprendente 380 stanze, 100 locali di rappresentanza, 50 lussuose suite e 5 ristoranti frutto anche di un recentemente restauro volto a permettere una completa armonizzazione fra moderne tecnologie ed eleganza classica.
    L’hotel sorge alla Giudecca che è un’isola, o meglio un insieme di isole collegate tra loro, situata a sud rispetto al resto della città di Venezia, che costituisce una zona residenziale piuttosto tranquilla. Una lunga banchina a nord, quella rivolta verso la città, forma un viale dove, con una piacevole passeggiata, si gode una meravigliosa vista sulla città lagunare. Sull’isola della Giudecca, a pochi minuti di vaporetto da Piazza San Marco, si può camminare di domenica, tranquillamente, senza essere travolti dalle masse di turisti che arrivano a visitare la città.
   Quello che possiamo vedere oggi, è stato realizzato sui resti della struttura inaugurata nel 1895. Il Molino Stucky fu costruito nel 1895 per iniziativa di Giovanni Stucky, imprenditore e finanziere di nobile famiglia svizzera, il cui padre si era trasferito nel Veneto sposando un'italiana.
   La progettazione dell'imponente complesso fu affidata all'architetto Ernst Wullekopf, che realizzò uno dei maggiori esempi di architettura neogotica applicata ad un edificio industriale. L'edificio colpisce per le sue proporzioni anomale rispetto a quelle delle tradizionali architetture veneziane presenti su entrambe le sponde del Canale della Giudecca.
   L'idea originale di istituire un mulino nella laguna veneta venne a Giovanni Stucky intorno alla metà dell'Ottocento in seguito allo studio del funzionamento di diversi mulini in paesi esteri. Fu lui infatti, nel 1833 e dopo aver maturato una certa esperienza di mulini all'estero, a fiutare le potenzialità dell'isola lagunare riguardo al trasporto del grano su acqua, più veloce e rapido di quello su terraferma. In base a tali studi, l'imprenditore decise di sfruttare il canale veneziano per un veloce trasporto via acqua del grano da destinare al mulino dell'isola di Giudecca. Quindi decise che voleva un mulino sul mare per distribuire più agevolmente, via acqua, i suoi prodotti in Italia e all’estero diventando, ben presto, il maggior polo industriare dell’epoca a Venezia.
    L'impianto modello - dotato di illuminazione elettrica alimentata a gas - dava lavoro, a pieno regime, a millecinquecento operai impegnati in turni che coprivano l'intera giornata ed era in grado di macinare, nel periodo di maggiore funzionalità, 2.500 quintali di farina al giorno.
    Nel 1895 il complesso preesistente sul quale il mulino sorgeva fu ampliato su progetto dell'architetto Wullekopf e suddiviso due distinte aree: una - maggiore e a sviluppo verticale - includeva il mulino, i magazzini e i silos nonché gli uffici; una seconda - costituita da edifici più bassi - ospitava il solo pastificio.
   Fu allora che assunse le sembianze attuali. Wullekopf volle dotare l'edificio della classica e caratteristica facciata neo-gotica con impresso il nome del proprietario del mulino sormontato da un gigantesco orologio, un prospetto diventato da allora un simbolo dell'architettura industriale in Italia.
   L'inizio della decadenza del Molino Stucky - che fu anche adibito a pastificio - ebbe inizio a partire dagli anni 1910, fino alla irreversibile chiusura avvenuta nel 1955 dopo un lungo periodo di crisi e una tribolata vicenda sindacale (lo stabilimento fu occupato per un mese dai cinquecento dipendenti).

(...continua...)

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