31 dicembre 2010

AUGURI

A volte vorrei davvero che cultura, intelligenza, consapevolezza, curiosità e tanto altro possano, attraverso la scrittura e arte in genere, avvicinare tutte quelle anime pure che si sentono costrette a vivere in un mondo di aridità che non appartiene loro.
Questo è il mio augurio.
Per me. Per te.
E per tutti coloro che, come me, ne sentono la necessità.
Buona vita.


Susanna  31.12.2010

28 novembre 2010

Small Messages of Soul



Ho voluto raccogliere in un unico libro, immagini e parole che negli anni ho vissuto.
E' solo una breve carrellata della mia parte più intima, una cernita tra le emozioni che in questi ultimi anni ho voluto fotografare o descrivere.
Ho intitolato il mio libo  Small Messages of Soul (Piccoli Messaggi dall'Anima).
Se volete curiosare, vedere com'è, clikkate sul link.

Ciao

Susanna

11 novembre 2010

La sposa





La dolce sposa sogna
finchè le bolle non scoppiano
poi
inizierà la vita

Susanna 11.11.2010

5 novembre 2010

Notte oscura


Sole a nascondino
gioco tra foschia e cielo
assaporando l'oscurità.

Ecco che arriva
con il suo carico di buio
Notte
che riveste ogni cosa.

La notte è buio,
è silenzio urlante,
è solitudine fredda.

Ma basta una stella
a rischiarare il cielo.
E mentre soavi note mi avvolgono
un calore mi pervade.

4 novembre 2010

Acqua che fluisce

Acqua cristallina scorre
Sulle dure pietre del ruscello.
Gioca allegra:
un girotondo, un nascondino.

Accarezza il masso
lisciando asperità.
Lui non si muove.
Sorride.

Io
Come fiume in piena che tracima,
come onda che rimesta il fondale,
come centrifuga che strizza i panni.

Chiamami pure Tornado Susi
Passo e creo scompiglio,
mai distruzione e dolore.
Io: un’ overdose di sentimenti.


Susanna  04.11.2010

3 novembre 2010

Sasso nello stagno


Mente malata,
anima dannata.
Il corpo morente
brama gocce di sorgente.

Vita che fugge
strada in discesa
ti vendo  l'anima!
Fammi sognare.

Sasso nello stagno.
Si allarga a dismisura
onda penetrante
raggiunge la mia sponda.

Vicina.
A fianco.
Unita.
Finita.

Ora è in me, 
onda che non conosce barriere,
forza di concentrica perfezione

Cancello la mia anima.
Per non morire.
Donami la tua.
Per sopravvivere.

Gemelli siamesi
per scelta non di nascita.
Vivremo in comunione.
Per sempre?

Susanna   03.11.2010

2 novembre 2010

Bimba Sperduta

Bimba sperduta
sulla spiaggia d' inverno,
scruto l' orizzonte.
Cercando un segno.

Vedo
un fiume che sfocia.
Lo risalgo.
la curiosità mi spinge.

Passo dopo passo,
vivendo ogni ansa,
cogliendo ogni gorgoglio,
soffermandomi su ogni creatura incontrata.

Fino alla fonte.
Dove trovo
l' inizio di tutto.

Tu sei il fiume,
acqua limpida che disseta
donando la sua conoscenza.
Tracciando  la strada.

Guidandomi senza imporre.
Fino alla fonte.
Che è luce.
Che è conoscenza.

Susanna 02.11.2010

In salute e in malattia


…prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.
Non ricordo se questa si la formula completa, non so nemmeno dire, in questo momento, se sia presente solo nel rituale cattolico o anche nel rito civile, ma sicuramente ricordo questa frase detta all’altare della chiesa nel giorno in cui mi sono sposata.

20 ottobre 2010

IL NUMERO 18

Nella Smorfia Napoletana il numero 18 è Sangue.
Per me è dolore.
IL NUMERO 18: un racconto difficile




La mia vita è caotica, piena, quasi satura di emozioni. Tra notti insonni e pannolini, biberon e “fughe” all’asilo passano i giorni. Ce ne vorrà, prima di tornare a qualcosa che somigli a un giorno normale, ma il primo mese è passato: non credevo che la nascita del secondo figlio mi avrebbe scombussolato la vita così tanto. Ho già “provato” cosa significa fare la mamma e con l’altra per questi quattro anni e mezzo me la sono cavata davvero bene.  Adesso sono due: quattro anni e mezzo e un mese.

14 ottobre 2010

Soffro

Come un gatto,
dal pelo nero notte,
si acciambella cercando calore .

Così io.
con la testa stretta fra le gambe
chiudo gli occhi e respiro piano

In attesa
che un fuoco mi riscaldi l’anima.

Susanna 14.10.2010

29 settembre 2010

Aspettando Godot

Aspettando Godot  è la più famosa opera teatrale di Samuel Beckett, pubblicata nel 1952; appartiene al genere teatro dell'assurdo, un genere dominato dalla credenza che la vita dell'uomo sia apparentemente senza senso e senza scopo, e dove l'incomunicabilità e la crisi di identità si rivelano nelle relazioni fra gli esseri umani.

9 settembre 2010

Sono acciaio

Mi hai forgiato a ferro e fuoco.
Esanime ho vagato.
In quell’ infinito
di cui ho trovato fine.

Giro la maniglia
sotto la scritta uscita.
Pronta.
Al nuovo mondo che mi hai donato.
Inconsapevolmente.



(Susanna 06.09.2010; 10:31:24 )

5 settembre 2010

La vita è un foglio bianco


... un foglio bianco.

Ci puoi disegnare la tua vita,
a lievi tratti
o marcando con decisione,
delineando ombre e confini
o sfumando l’ infinito a colori.

Un foglio bianco,
senza cancellature, senza immagini preimpresse
in bianco e nero da riempire,
niente righe da seguire
o quadretti per incasellare.
Solo un foglio bianco.
È questo quello che voglio donarti.

Un foglio bianco
serve anche ad accendere il fuoco:
lo appallottoli
e lo butti nel caminetto.
In un lampo
la fiamma sarà ravvivata.

Poco importa se non avrai più
un foglio bianco,
o se su questo
avevi già iniziato a disegnare la tua vita:
ci sono molti
nuovi fogli bianchi.


Susanna 2008
(tratto da Sitis Vivendi)

3 settembre 2010

Occhi










Chiudere gli occhi e sentire:
la vicinanza, il sentimento, il calore, il desiderio.
Di un bacio.
Un'emozione da vivere.
Ad occhi chiusi.
Troppo fuggente
da mettere al sicuro nella memoria.

Quanti baci diversi, nella mia vita:
quelli bavosi, dei miei figli ancora piccini;
quelli timidi, del mio vicino di casa quando ancora si andava all'asilo;
quello emozionato e carico di gratitudine, di nonna al mio matrimonio;
quello disperato, di un'amica in cerca di conferme;
quello sognato, desiderato, quasi agognato e mai avuto...


Susanna 03.09.2010

2 settembre 2010

Imprinting


Egli imparò a volare e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare.
Scoprì che erano la noia e la paura e la rabbia a rendere così breve la vita di un gabbiano.
(R.Bach)


   Mi capita di pensare da cosa sono condizionate le mie scelte: dall’essere donna? Dall’essere mamma e moglie? Da avere quasi cinquant’anni? Farei le stesse cose, avrei gli stessi pensieri se fossi nata in un altro luogo della terra o se appartenessi a un’altra razza?

Le fiabe aiutano a vivere?


DONNE CHE CORRONO CON I LUPI
di Clarissa Pinkola Estés


   Fin dalla notte dei tempi, c’è chi rievoca racconti popolari. Clarissa Pinkola Estés, scrivendo DONNE CHE CORRONO CON I LUPI, ci propone una raccolta di fiabe, racconti, miti. L’autrice cita testimonianze tramandate oralmente da persone anziane, solitamente poco istruite (nel senso moderno della parola), che lei ha messo insieme in vent’anni di attività in giro per tutto il mondo. Lei si è soffermata soprattutto sull’aspetto femminile di queste storie e su narrazioni con donne come protagoniste. Ne è uscita una raccolta che evidenzia come in ogni donna si nasconda un essere dall’istinto naturale e selvaggio.

30 agosto 2010

Squarci




Rinascita


Non squarci, ma energia pura.
Vitale.
Così tu, in me,
connessione mancante.

E la mia anima fluisce,
ora dolce, ora impetuosa,
non più costretta a lottare con se stessa.
Annientandosi.


Susanna 30.08.2010

7. Haiku





Susanna  30.08.2010

28 agosto 2010

Grillo Parlante







Eventi indicano.
Attenti osservatori colgono
ciò che distratti lasciano.
Colpevole incuranza, la mia.



Susanna 28.08.2010

26 agosto 2010

Hansel & Gretel





Perduta nella vita, 
cerco la scia.
Sassolini bianchi
che mi indichino la strada.


Susanna 26.08.2010


5. Haiku




Come falena
Biancaneve nel mondo
scivolo e cado

Susanna 26.08.2010

18 agosto 2010

Un Desiderio

La vita prende
la vita dà
Non sempre
con equità o diritto

Non pretendo
non esigo
non batto i piedi

Io Desidero
Semplicemente.




Susanna18.08.2010

16 agosto 2010

Sono io






Io scrivo e sono felice.

E' la necessità di esternare ciò che sento dentro l’anima che, lacerata, lascia uscire parte di sé.  Sintetizzo il possibile cercando di non perdere il senso delle cose o tralasciare sfumature importanti. Guardo il mio oggi, cogliendo luci, colori, suoni, emozioni.

Stamattina, quando il sole non era ancora sorto, il paesaggio aveva un sapore particolare. Mi sono fermata e ho goduto del mondo così com'era: bello, magico, carico di quella vitalità che al momento era nascosta allo sguardo ma che io sapevo c'era.

Io scrivo. E sono felice.

Scoiattolo





Susanna 16.08.2010

13 agosto 2010

Il bambino di gesso


Anno 1965.
Susi Baby aveva tre anni. Estate, un bel sole, caldo, un giardino davvero unico, ma... era vestita a festa. Non poteva giocare, non poteva sporcarsi, doveva sorridere per le foto. I capelli le tiravano: quei codini, con il fiocco che non si decideva mai a stare in posa, con sotto gli elastici di caucciù per tenerli ben fermi (all'epoca non c'erano quelli rivestiti, come oggi) l'avevano quasi fatta piangere di dolore. Quasi. Perchè Susi Baby non piangeva.
Mai...
Le bimbe grandi, le signorine, non piangono...


Susanna 03.06.2010



Il bambino di gesso

Testo di Gianni Rodari - Musica di Sergio Endrigo e Bacalov


Sta fermo! Sta zitto! Non metter i gomiti sulla tavola! Non essere distratto!
Guarda dove metti piedi! Sta attento a non rovesciare l’acqua!
E non lasciar cadere la penna! E non perdere i pastelli! Non giocare in cortile!
Non correre sulle scale! Non fischiare! Non sbattere le porte!
Non strusciare le scarpe! Non prendere a calci i sassi!
Sta buono, perché la mamma ha il mal di testa, perché la maestra ha il mal di testa,
perché la zia ha il mal di testa, perché la portiera ha il mal di testa...


Non correva, non saltava
Pantaloni non strappava
Non diceva parolacce
Non faceva le boccacce
Non sporcava i pavimenti
Si lavava sempre i denti
Non strillava, non rideva
I bottoni non perdeva
Senza macchie sui guantini
Senza buchi nei calzini
Era proprio un bambino di gesso
Respirava se aveva il permesso
Stava dove l’avevano messo
Come un bravo bambino di gesso
Che non risponde e non dice mai di "no"

Ora grande è diventato
Ma non è molto cambiato:
Compitissimo, prudente
Ossequioso, diligente
Dice "grazie" al superiore
Dice sempre "Sì, signore"
Se gli danno sulla testa
Dice grazie e non protesta
Passa il giorno a fare inchini
Non ha buchi nei calzini


Ora è proprio un brav’uomo di gesso
Che respira se ottiene il permesso
E rimane dov’è stato messo
Come un bravo brav’uomo di gesso
Che non discute e non dice mai di "no".

12 agosto 2010

Fedeltà & Fiducia

    La fedeltà è una parola che può avere più di un significato. Un vocabolario che ho consultato on-line ne evidenzia due: 1 – precisione, esattezza, 2 - l’essere fedele.
   Nella prima accezione del termine, la fedeltà si riferisce a qualcosa (es. la riproduzione di quel quadro è fedele all’originale) quindi, dal mio punto di vista, ha un significato sostanzialmente positivo, ma si può dire altrettanto quando si parla di fedeltà come “l’essere fedele”?
   Si può essere fedeli a un’idea o a una persona. La fedeltà, quando è assoluta, ci fa sentire come appartenenti all’ideale a cui ci siamo votati (e a cui siamo fedeli) o alla persona amata.
   Io, oggi, mi voglio soffermare su quest’ultimo significato.: fedeltà alla persona amata. Perché essere fedeli vuol dire anche amare. O no?

5 agosto 2010

L'oggetto del desiderio

   Ne ho una voglia pazzesca.  Sono proprio un animale, lo so, ma quando mi capita non riesco a pensare ad altro. In fondo, non credo sia una cosa così anormale.  Abito nei quartieri alti, con una famiglia in vista, sempre molto attenta all’etichetta. Sono costretta a defilarmi di nascosto, alla ricerca di qualcosa che mi possa appagare: loro non approverebbero.
   Sto vagando per la città, presa dalla bramosia. Poi una folgorazione: mi dirigo verso il parco. Sicuramente in quel posto, molto frequentato, potrò trovare ciò che cerco.  Qualcosa attira la mia attenzione. Dietro ad un cespuglio, nascosto dalla visuale, c’è qualcosa.  Mi avvicino con circospezione.
   E’ lui, un bell’esemplare maschile, con uno sguardo profondo come la notte. Appena mi vede, cerca di nascondere alla mia visuale qualcosa. Il mio sguardo dichiara senza possibili dubbi ciò che vorrei, ma non sembra intenzionato ad accontentarmi.
   Lo so, è una cosa sua.
   Mi basterebbe potermi avvicinare ed inebriarmi con quel suo profumo tutto particolare. Forse non resisterei all’istinto di tirare fuori la lingua per gustarne il sapore. Una cosa unica e ogni volta diversa.
   Lui mi guarda.
   La mia espressione si addolcisce, mentre gli indirizzo un’occhiata maliziosa. Ma è titubante. Io chiedo solo d’essere partecipe del suo godimento, per poco, qualche istante, ben sapendo che è una cosa sua, che non mi appartiene. Mi muovo adagio verso di lui. Istintivamente si irrigidisce. Ma solo per un attimo. Poi, con uno sguardo dolcissimo, mi lascia fare.

3 agosto 2010

Io, nel mondo.


Nel mondo di mezzo,
tra vita reale e fantasia.
Qui sono io.

Un insieme
di anima ed emozioni
indissolubili.

Senza né spazio né tempo.
Nel mondo di mezzo.

 
Susanna 23.03.62

2 agosto 2010

Misantropia


Gelo estivo che stordisce
ricamando
come incantata favola.


Freddo mi attanaglia
Cuore e anima faticano.
A vivere?

Chiudo le finestre,
sbarro il portone
Misantropia , la mia compagnia...


Susanna 02.08.2010

1 agosto 2010

Il giorno

...c'è chi ama la notte perchè rifugge il giorno. La notte è il momento magico quello dei sogni, delle emozioni proibite, della penombra che ci aiuta a offuscare il nostro vero Io. E' il momento che ci permette di essere ciò che vorremmo, ciò che in realtà non siamo, perchè di notte (si sa...) tutto è permesso e le regole sono diverse.



31 luglio 2010

Io

Grido

Acqua… acqua!
Ne ho bisogno per vivere,
per non morire.

Non un diluvio
che mi sommerga.
Non un fiume in piena
che mi travolga.

Solo una goccia
sulle mie labbra arse,
sulla mia pelle isterilita,
sui miei occhi consumati.

Acqua,
solo una goccia.
Amore,
solo una goccia.

Collo di Bottiglia





   Se chiedessi a cosa pensate leggendo questo titolo, probabilmente le risposte che riceverei sarebbero le più svariate. A me, il collo della bottiglia fa pensare a una strettoia, a un canale angusto attraverso il quale è difficile passare, ma in fondo al quale si vede una luce.
   Quando il Manzoni, nel suo romanzo I Promessi Spesi, racconta la scena in cui Don Abbondio incontra i Bravi, narra di una situazione in cui il protagonista si infila in una situazione sgradita, da cui però non può esimersi. Una strettoia da cui deve per forza passare, un collo di bottiglia da attraversare per poter andare oltre.

30 luglio 2010

Romanzo "A" - 2.1

(...continuazione...)

2 - Il Diario di Nonna Maria. Infanzia e scuola.


   Mi chiamo Maria Vianello. Sono nata a Venezia e propriamente nell'isola della Giudecca il 15 agosto 1895, giorno della Madonna Assunta in Cielo.
   Mio padre si chiamava Giovanni ed era nato a Pellestrina, un’altra delle isole di Venezia. La mamma invece si chiamava Anna Milletich ed era nata a Pola. Se tutti i miei fratelli fossero sopravissuti, la mia famiglia sarebbe stata molto numerosa: fra vivi e morti, mamma partorì sedici figli.

Romanzo "A" - 1.3

(...continuazione...)


   La mia attenzione è attratta dalla pila di riviste. Perché mai conservare legate assieme delle vecchie riviste? Che stranezza. Incuriosita, prendo il pacco e sciolgo il legaccio che lo tiene unito. Con stupore mi accorgo che ci sono dei fogli scritti a mano dentro alle copertine, forse nel tentativo di preservare il contenuto dalla polvere. Che sia un diario segreto, volutamente contrabbandato? Il tempo c’è e la curiosità è tanta. Mi sistemo su una delle poltroncine, quella meno rovinata, e inizio a sfogliare uno dei quadernoni.

Stella


Notte stellata
Vincent Van Gogh



La notte è buio,
è silenzio urlante,
è solitudine fredda.

Ma basta una stella
a rischiarare il cielo.

E mentre soavi note
mi avvolgono
un calore mi pervade.

Ti odio


Ora so
cosa prova
il pesce sul banco del mercato
quando
ancora boccheggiante
gli vengono strappate le interiora

29 luglio 2010

Romanzo "A" - continua 1.2

(...continuazione...)
  
   A giorni arriverà l’impresa edile. Ho assunto un architetto con l’intenzione di rinnovare questa vecchia dimora, ormai troppo al di fuori dalle regole energetiche e funzionali. Lui mi ha sottoposto molti progetti, alcuni avveniristici, altri tradizionali, ma non mi è facile scegliere un nuovo abito per una casa di famiglia. Ad ogni modo siamo giunti a una conclusione: un sopralluogo fatto, ad ambienti vuoti, da un team composto dall’architetto, da me e da una ditta specializzata in restauri, ci consentirà di confrontare tutte le idee permettendo di unire i miei sentimenti e aspettative alle possibilità strutturali e alle necessità innovative.

28 luglio 2010

La stanchezza

LA STANCHEZZA



    A volte capita di sentirsi strani. Non si sa esattamente che definizione dare al proprio malessere, non c’è nemmeno nessun sintomo concreto da dichiarare, ma non va.
    Possiamo chiamare questo status “stanchezza”? non lo so, ma a me è capitato di definirlo così. Non è una stanchezza fisica, di quella che può soffrire una persona adibita a lavori pesanti o che colpisce un atleta in vista del raggiungimento del suo traguardo, non procura dolori muscolari o affanna il respiro, ma in un certo senso ci fa sentire il peso di cento sacchi di cemento sulle spalle, la tachicardia e il respiro affannoso di una lunga corsa. Non è stanchezza fisica, ma c’è.

Angoli della mia città

Treviso - Riviera Santa Margherita
(nello sfondo la sede dell'Università)



[...] dove il Sil al Cagnan s'accompagna [...]
Dante - Il Paradiso


Sottoportico dei Buranei

La casa di Giovanni Comisso
(giornalista e scrittore 1895-1969)

Romanzo "A" - Cap. 1.1

1- E' tempo di cambiare

   Sto guidando da quasi un’ora. La mia auto fila veloce su stretta strada provinciale in aperta campagna, costeggiata alberi che, immagino, nel periodo estivo le diano un bell’aspetto. Oltre, solo campi. Fino all’orizzonte.
   Strana sensazione. Mi sembra di essere in un film di fantascienza e attraversare una bolla spazio-temporale che divide una promessa per il futuro dai resti del passato: attorno a me terra brulla, che è stata e che sarà nuovamente fertile, letto di coltivazioni attualmente a riposo per l’inverno.
   Il cellulare squilla riportandomi bruscamente alla realtà Il bluetooth si attiva, abbassando automaticamente il volume della radio.

Istinto




27 luglio 2010

Il Mio Giardino Segreto





   Vivere la quotidianità non è sempre facile: famiglia, figli, marito (o moglie) sono sempre vicini. A volte troppo, ognuno con la sua vita, a volte problematica, altre semplicemente caratterizzata dall’età particolare. Crisi adolescenziali o notti insonni per bebè con le coliche, coniugi iperattivi o ipersedentari; poi ci sono anche genitori saccenti e invadenti o, invece, bisognosi di aiuto a cui talvolta si uniscono fratelli, sorelle, zii, cugini, nonni ultracentenari, e... Ommammamiaaaaaaaa…
   Basta così! Già solo così mi viene il mal di pancia! Invece c’è pure il lavoro, con i capi esigenti, i sottoposti invidiosi, i parigrado sgomitanti, budget da raggiungere, premi da contendere, clienti da coccolare, la tecnica da aggiornare, adeguamenti al passo con le tecnologia, studi di mercato, il mercato che non tira, la crisi economica, la pioggia che arriva, e… non c’è più la mezza stagione, mannaggia-pure-al-lavoro. Ma per fortuna che c’è…
   E arriva la sera. Vorremmo sederci tranquilli, magari in silenzio, anche al buio, invece suona il telefono (il cellulare, perché il fisso chi ce l’ha più, ormai?) con l’amica in crisi che deve raccontare, vomitare il suo fiume di parole, sfogarsi… perché solo-tu-mi-capisci, e mio marito è un mostro, un buzzurro che non si sa nemmeno come ho fatto a sposarlo, e poi c’è lui (l’amante!) che mi sembrava così dolce e carino e invece adesso è anche lui seduto davanti alla tivvù a vedere la partita perché-sono-tutti-uguali, e mentre allontaniamo l’apparecchio per dare un po’ di tregua alle nostre orecchie (entrambe, perché ormai abbiamo cambiato lato più volte), la porta di sopra sbatte e sentiamo la figlia adolescente (immaginiamo) piangere lacrime amare per l’amore estivo ormai finito…
   Basta! Questa volta davvero! Mi chiudo in me stessa e il desiderio di immergermi in un vuoto spazio temporale mi assale. Forse stavolta ci riesco davvero.
   Lui parla, ma senza suoni. Lui ascolta, senza insistenza. Lui accoglie, come agreste panchina. È il mio giardino segreto. Un angolo dove non ci sono obblighi, fretta, amici o parenti petulanti. Talvolta c’è un amico particolare (solo uno, non più di uno) ma che non può essere, per definizione, un amante, perché se lo fosse questo amico rientrerebbe nel vortice della vita con piaceri/doveri/crisi/nervosismi/arrabbiature/aspettative.
   Amo il mio giardino segreto e, anche se per me è ancora un luogo inesplorato, cerco di conoscerlo. Sono guardinga, non vorrei cadere o ferirmi inavvertitamente, ma so che per prosperare anche il mio giardino segreto, come ogni giardino che si rispetti, non può essere trascurato. Ha bisogno di essere annaffiato (non troppo, né troppo poco), di essere curato e vissuto. Con piacere, con quel pizzico di desiderio che ci spinge a ritornare in un posto piacevole.
   Il mio è un giardino semplice, come quelli di montagna, tanto verde e qualche ramo secco da sistemare. C’è pure una fontanella nel mezzo: non funziona, per adesso, ma forse un giorno ci si potrà abbeverare.
   Bello.
   Il mio giardino segreto.

 
Su. 07.07.2010

Nel Blu


Vorrei
che il blu dei miei occhi
colorasse
i toni scuri della vita.

E se la tristezza ti assalisse,
immagina:
io ti guardo
e sorridi.

Perditi
nel blu dei miei occhi,
profondi, come l’oceano,
avvolgenti, come un caldo abbraccio,
limpidi, come la mia anima,
puri, come il cuore.

Delle persone che amo.

Lei è magnifica!

Il profumo che esce dalla cucina è delizioso. La adoro!
Ho avuto una giornata terribile, girando per le strade della città, rischiando di essere travolto ogni volta che tentavo di attraversare. Cavoli, possibile che questi automobilisti da strapazzo non mi vedano?
Al mio rientro, ho trovato la porta di casa chiusa. Ho dovuto attendere, ma lei non arrivava. Ho provato ad entrare dalla finestra. A volte la trovo aperta. Niente da fare. Tutto ermeticamente chiuso. Frustrato e deluso, non mi resta che attendere.
Poi lei finalmente arriva.
Sono sprofondato sulla poltrona, per un sano pisolino prima di cena.
“Vieni, tesoro. E’ già sul piatto.”
Corro da lei, tuffandomi a capofitto sui manicaretti che mi ha preparato, leccandomi i baffi. E’ magnifica, sa sempre cosa prepararmi, quello che mi piace di più. E lo fa per me, solo per me. Non quello che mangia lei, ma pietanze appositamente create. Non potrei stare senza di lei.
“Bene, ora che abbiamo la pancia piena, un po’ di relax.”
La vedo dirigersi in camera, stendendosi sul letto. Sono tutto un fremito. Su, dài. Fammi venire con te.
“Non mi guardare con quegli occhioni. Sai che non resisto.”
Mi sorride e tende la mano verso me. Si, ho capito! Mi vuole. Un balzo e sono già sul letto, vicino a lei.
“Sei il mio cucciolo peloso. Ti voglio bene, Max”.
Le sue mani mi sfiorano partendo dalla testa, fino sulla schiena. Carezze, coccole, il suo calore vicino, mi sembra di impazzire.

26 luglio 2010

Parole esanimi

Il Disinganno - 1752
Francesco Queirolo





Parole svuotate galleggiano esanimi
Serbando memoria nel tempo prescritto
Giorni immateriali del nostro
Amore?


Di quando tutto significa niente
E a volte ancora
Oppure forse sempre e mai più
Parole a girotondo
Che girano attorno al mondo

E

Tutti giù per terra
Ma siamo altrove
Parole vuote, inconsistenti
Non false
Perché già non hanno significato.

Bolle volteggiano nei ricordi
A ricoprire e illuminare
Lo strazio del sollievo
E scoppiando
Riportano al vero.




Kimmi - 28.01.2004

Che Caldo!


Lasciatemi dormire: fa troppo caldo!!!
Shady

L'ALTRA

L'altra: un raccontino tipicamente estivo. Una storiella che capitava spesso, specie d'estate, nel periodo che predispone alle ferie. C'erano spesso occasioni speciali, da prendere al volo. Oggi (forse) un po' meno di un tempo. Spero possa farci sorridere, senza malinconia.
  
* * *

   E’ tanto tempo che stiamo assieme. Ricordo ancora il giorno che ci siamo incontrati. Era dall’altra parte della vetrina del negozio che, con aria assorta, guardava la merce esposta. Quando un sorriso gli si è disegnato in volto, stava proprio guardando me. L’ho conquistato così: mi ha vista e presa.
    Anni felici, sempre assieme. Si pavoneggiava con i suoi amici di avermi, mi considerava una gran conquista.
    Ma il tempo passa e qualche giorno fa, mentre stavamo partendo per una gita di famiglia con i bambini, vedo il suo sguardo posarsi su di lei. Un movimento impercettibile, solo un attimo, ma che è bastato a farmi cadere in uno stato d’ansia. Lui non mi considera più come una volta. Anche se le sue attenzioni sono sempre amorevoli, sento che qualcosa sta cambiando.
   Sei e sarai sempre nel mio cuore – mi ha detto stamattina, indirizzandomi un sorriso, quasi avesse intuito i miei pensieri. Usciamo assieme, come il solito, dirigendoci verso il centro. Un rapido giro, il caffè al solito bar, la chiacchiera scambiata con l’edicolante sulle notizie del giorno riportate sul quotidiano.
   Poi, una sosta inaspettata.
   Proprio lì, davanti a quella stessa vetrina dove ci siamo conosciuti tanti anni fa. Lasciandomi in disparte, si avvicina al venditore del negozio. Li vedo parlare, gesticolando. Colgo un suo sguardo eloquente, verso di lei. Le sorride.
   Una stretta di mano, una pacca sulla spalla lo vedo sparire nell’ufficio vendite. Non capisco che sta succedendo, ma io lo aspetto qui. Pazientemente, cercando di cogliere un segnale, qualcosa che mi faccia passare l’angoscia che sale prepotentemente.
   Quando esce ha un sorriso radioso, quasi da offuscare la luce splendente del sole in questa bellissima giornata di fine estate.
   Con una mossa imprevista, lo vedo dirigersi verso di lei. Un colpo al cuore: lui apre la portiera di quella nuova auto, dalla carrozzeria rosso fiammante, e accende il motore. Si allontana, lasciandomi qui nel parcheggio, nello sconforto più totale.
   Ancora stordita, inebetita, cerco una spiegazione a tutto ciò che è successo. Vedo il venditore chiamare a gran voce, mentre la sua mano impietosamente indica me.
   “Tonio, prendi le chiavi e porta dentro quel vecchio catorcio parcheggiato. Togli la targa e portamela in ufficio. Forse riesco ad inserirla nella lista delle auto da rottamare di questo mese!”.

fine

25 luglio 2010

UP & DOWN

Questa è una mia vecchia poesia. La voglio dedicare.

A chi, a distanza di tanti anni, è riuscito nell'intento di riportarmi lì da dove (con fatica) ero riuscita a riemergere.
A chi, conoscendo la mia anima, ha voluto farmi tornare a vivere momenti bui.
A chi mi ha spinto a rinnegare me stessa e ciò che ero, per tornare nell'oscurità della mia tana.
A chi non sa cosa ha perduto, facendo perdere me stessa.

Io risorgerò, ne sono sicura.
Spero non tra altri otto anni.
Non credo riuscirai a trovare questo mio nuovo blog, ma se fosse, sappi che è dedicata a te.


Odio.
E amo.
Un attimo sono in volo,
poi sprofondo nelle viscere.


Sono sulle montagne russe,
è una giostra
ma non del Luna Park.
E’ la mia vita.


Il desiderio di accettazione
manovra  come burattino
In mano a chi
non sa (non importa) la mia esistenza.

E io cerco,
mi affanno, mi ostino!
Ad essere chi non sono.
Maschera di me stessa

Fermate la giostra.
Chiudete i cancelli
Spegnete le luci.
Il Luna park chiude.

Kim 04.11.2002

Nell'arena

Merda *                                          
improvvisati contadini spargono
a livellare le loro anime
strabordanti.

Costruzioni di carte da gioco
scivolano distrutte
dalla toreada quotidiana

Ricostruirò - forse -
oltre l'arena.


*(prego concedere licenza poetica: la composizione varierebbe di significato con una parola diversa)Su. 25.07.2010 - 07.45.58

Io. A modo mio

Il mio cuore
racchiuso in una scatola
dura come il diamante
che non lascia spazio
per poter essere ancora raggiunto
e ferito.

Potessi
chiuderei anche il mio corpo
e la mia anima
più volte violati
per non soffrire più.

Odio
chi mi ha tolto alla vita.
Amo
chi mi ha ridato speranza.



PAROLE

Quando le parole non vengono dal cuore;
Quando sono dette per convenienza;
Quando escono dalla nostra bocca, ma sono pensiero altrui;
Quando non sono spontanee;
Quando sono a "pagamento";
Quando non esprimono emozioni, ma sono solo fine a se stesse;
Quando vengono scambiate tra sconosciuti, al solo scopo di sentirne l'eco;
Quando...
Io le sento così.


Parole stipate
Satolle di percezioni
Rafforzano
Sostengono frangenti appassionati
Vagheggiati.

Così germogliano.
Così perdurano
Così schiattano.
Illudendo.

Accetterei perder la parola
Spodesterei eremiti
Sfuggirei nel silenzioso mutismo della clausura
Per non fomentare
Assurde ciarle

Ma non so respingere
Non riesco ad arginare
Valanghe di blandizie gaglioffe
Se non lasciarle scivolare addosso
Come carta vetrata a grana spessa.

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